Situazione insostenibile per gli agricoltori di Firenze, Prato e Pistoia per la sempre crescente pressione degli ungulati.
“Per questo – sottolinea Sandro Orlandini, presidente Cia Toscana Centro –, con l’obiettivo di per sensibilizzare maggiormente e chiedere un impegno concreto alla politica regionale, stiamo incontrando i consiglieri regionali del nostro territorio. Situazione insostenibile, noi agricoltori siamo davvero stanchi della situazione dei danni alle colture e oltre a questo di doverci cimentare in prima persona con le regole e i meccanismi della caccia”.
Un documento pieno di proposte quello presentato dalla Cia Toscan Centro ai rappresentanti della politica regionale. Viene chiesta l’abolizione del cosiddetto “buffer” di 400 metri di distanza dall’area vocata “in esclusiva” ai selettori iscritti alle squadre al cinghiale: attualmente infatti non possono andare nella zona a maggiore criticità (quella fra il vocato e il non vocato) i selettori iscritti all’ATC e i proprietari di terreni, diminuendo di molto la possibilità (e la volontà) di eliminare i cinghiali.
Quindi il prelievo selettivo del cinghiale anche in area vocata, come fatto dagli ATC Firenze 4, Firenze 5 e Pistoia 11. Costituzione dei centri di sosta per le carni in tutti gli ATC che ne sono sprovvisti, per una filiera sicura e tracciabile delle carni dei selvatici. Approvazione delle linee guida per i danni (ferme dal 2017).
“Inoltre – aggiunge Orlandini – con il regolamento regionale (decreto presidente Giani dopo passaggio in Consiglio) proponiamo aree di prelievi del cinghiale in area vocata “a girare” no zona fissa alle squadre; quindi dare porzioni di area vocata alle squadre in proporzione agli iscritti, per non permettere come avviene oggi che 30 persone possano gestire 6mila ettari.
Quindi ampliare i tempi e le quantità di prelievo dei cervi (anche nel comprensorio Acater – cervo appeninico) da fare nel piano faunistico venatorio regionale. Ma anche la ridefinizione delle aree vocate agli ungulati: cinghiale solo bosco e aree incolte; daino e muflone tutti in aree non vocate; capriolo e cervo in bosco, aree incolte e seminativi e colture erbacee permanenti”.
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